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Intervista a Giorgio Armani

La prima edizione di “Armani / Laboratorio” si è svolta dal 27 novembre al 6 dicembre. Otto gli studenti selezionati, per un percorso intensivo attraverso le discipline di regia, sceneggiatura, scenografia, fotografia, montaggio, costumi, trucco e acconciature. A raccontarci questa nuova iniziativa nel mondo del cinema è Giorgio Armani.



Il suo contributo come mecenate del cinema si estende, all’interno di Armani / Laboratorio, al campo educativo di giovani talenti. Con questo progetto realizza indirettamente il suo sogno di regia?

Offro uno strumento pratico di formazione per chi desidera lavorare nel cinema. Mi ha sempre affascinato il lavoro del regista, per la capacità visionaria di raccontare storie e momenti, di restituire intatti sentimenti e atmosfere. Il cinema per me è una fantasia realizzata e messa in scena, nella quale il regista decide ogni più piccolo aspetto, mentre racconta una storia. Certo, il cinema è anche una meravigliosa forma di evasione e di invenzione, ma è essenzialmente un’idea espressa in una forma d’arte che imita la vita più di ogni altra, perché include il tempo come parte del racconto. Ne sono affascinato da sempre e con questa iniziativa – più che realizzare un sogno – ho voluto dar vita a un vero e proprio laboratorio nel quale ogni disciplina è insegnata, da chi ha grande esperienza e conoscenza del settore. È la mia idea di cinema fatto bene, passo dopo passo, in un lavoro corale.


Se Stanley Kubrick è stato un pioniere della luce naturale all’interno del cinema, la cifra stilistica Armani ha rivoluzionato il concetto di costume, con coerenza di stile, eleganza e rigore. Martin Scorsese, riferendosi alla regia, ha detto: “In altre parole, siamo tutti figli di Griffith e Stanley Kubrick”. Grazie ad Armani / Laboratorio, le nuove pellicole del cinema potranno essere anche figlie dell’estetica Armani?

In qualche modo è un cerchio che si chiude. La mia estetica è stata profondamente segnata da tutti i film che ho visto da bambino e da ragazzo; è intrisa dell’eleganza misteriosa delle pellicole in bianco e nero che hanno superato il test del tempo. Sono molti i film della mia vita, a cominciare da La corona di ferro di Alessandro Blasetti, il primo che ricordo. Importanti sono stati Via col vento, Notorius, l’eleganza allo stato puro, e Vertigo, una sospensione abbacinante della realtà. Ma mi hanno affascinato anche i film di Rossellini, Visconti, Antonioni. Con Armani / Laboratorio spero di aver dato agli studenti uno strumento per esprimere il proprio punto di vista personale e allo stesso tempo per arricchire la propria visione. Per un creativo è importante trovare una propria cifra stilistica per esprimersi: un percorso che richiede applicazione e fatica e soprattutto perseveranza.


Ha dichiarato: “Quando ero un bambino, il cinema per me era la più bella via di fuga dalla realtà”. Qual è il ruolo del cinema, a suo avviso, nell’Italia di oggi?

Il cinema rimane una delle forme espressive più coinvolgenti. Lo è per me, che appartengo alla generazione di quanti nel cinematografo trovavano una via di fuga nel sogno, ma lo è, vedo, anche per i giovani. Ancora oggi, non solo in Italia, il cinema è una magia alla quale è difficile resistere, nonostante la presenza imperante delle nuove forme di comunicazione come il web e i canali social. È al cinema che ancora si sogna, per quel poco che ci è concesso farlo.


Durante la sua lunga carriera ha ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo, confrontandosi con diverse realtà culturali. Se tramandare la conoscenza è essenziale ed è la sua missione, laddove fosse lei il regista di un film, quale argomento sceglierebbe di mettere in luce?

Se dovessi mai realizzare un film, penso sarebbe un film con una storia coinvolgente, un colpo di scena, un bel ritmo e naturalmente un’attenzione speciale all’estetica.


Elena Arzani


(Images are courtesy of the artist)

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